Macron vola in Groenlandia e sfida Donald Trump

'Non è in vendita'. E boccia l'ipotesi Putin mediatore su Iran

"La Groenlandia non è in vendita". A una manciata di ore dal G7, a metà strada tra Europa e Americhe, il presidente francese Emmanuel Macron ha organizzato una tappa intermedia nel territorio artico che ha tutta l'aria di essere un blitz anti-Trump. La visita dell'inquilino dell'Eliseo non era programmata e non è passata inosservata. Solo pochi giorni fa Washington evocava la preparazione di piani militari sulla Groenlandia e Panama, in linea con quanto più volte reiterato dal tycoon. Il blitz di Macron, al di là del contenuto delle dichiarazioni del presidente transalpino, è apparso così avere un chiaro obiettivo diplomatico: allontanare eventuali tentazioni trumpiane di mettere sul tavolo del G7 il dossier groenlandese. La tappa di Macron nella terra dei ghiacci è stata densa ma allo stesso tempo intensa.

Si è trattata della prima visita in Groenlandia di un presidente straniero da quando la regione è finita nel mirino di Trump. "Nessuno in Europa pensa che la Groenlandia sia in vendita o che possa essere conquistata", sono state le parole di Macron. "Sono venuto per esprimere la solidarietà della Francia e dell'Unione Europea per la sovranità e l'integrità territoriale di questo territorio e per affrontare le sue sfide, che sono quelle della crescita economica, dell'emergenza climatica, dell'istruzione", ha aggiunto il presidente francese in un punto stampa congiunto con la premier danese Mette Frederiksen.

Ma non è finita qui. Macron ha sottolineato che le mosse di Trump non sono quelle che "si fanno tra alleati". Ha annunciato "esercitazioni militari congiunte con i Paesi della regione per la sicurezza dell'Artico". E ha esplicitato che i Paesi europei vogliono accelerare con la Groenlandia "la messa in opera di partenariati" sulle materie critiche. Andando così a inserirsi nel cuore della strategia di Trump. Ma il blitz di Macron in Groenlandia è servito a rafforzare la posizione negoziale di Parigi anche sul dossier internazionale più caldo, quello della guerra tra Israele e Iran. "Putin non può fare da mediatore", ha rimarcato il presidente francese stoppando, così, l'apertura di Washington alla proposta di Mosca di fare da intermediario tra Benjamin Netanyahu e gli ayatollah.

Parole che sono destinate a incendiare ulteriormente un G7 che già si preannuncia segnato dalle tensioni e ad alimentare i timori che già nei giorni scorsi serpeggiavano nelle cancellerie europee: ovvero che più che un G7 il summit delle Montagne Rocciose si va configurando come un G6 contro l'America di Trump.