L'Ue cerca il dialogo sui dazi, 'adesso chance per l'intesa'

Il 3 incontro a Parigi. Von der Leyen:'Puntare all'indipendenza'

"Non c'è limite a quello che si può fare se non ti importa chi si prende il merito". Un funzionario vicino al commissario Ue per il Commercio, Maros Sefcovic, cita Ronald Reagan per descrivere il pragmatismo dell'Europa davanti ai repentini capovolgimenti sui dazi. L'ennesimo colpo di scena - con il muro delle tariffe di Donald Trump incrinato dalla sentenza della Corte Usa - è arrivato a rafforzare la linea di Bruxelles, determinata a trovare un'intesa equa e duratura. La diplomazia continentale adesso vede una chance concreta e si muove a pieno ritmo: Sefcovic prepara nuovi contatti con i negoziatori americani, Howard Lutnick e Jamieson Greer, in vista del faccia a faccia di martedì a Parigi, a margine della ministeriale Ocse. La rotta è quella tracciata da Ursula von der Leyen ad Aquisgrana: "Ricostruire il partenariato commerciale con gli Stati Uniti su basi più solide", senza rinunciare alla "missione di un'Europa indipendente".

Bruxelles riparte con due carte in mano: la breccia aperta dai giudici Usa che hanno bocciato i dazi cosiddetti reciproci del Liberation Day poiché giuridicamente infondati, e la consapevolezza - espressa dalla presidente Ue insignita del premio Carlo Magno - che la gran parte "degli scambi globali" si muove ormai su traiettorie diverse. Fino a venerdì scorso, dopo l'ennesimo round negoziale, le distanze tra le due sponde dell'Atlantico restavano ampie. Ma - superata la nuova minaccia di dazi al 50% prima agitata e poi ritirata da Trump e alla luce della sentenza - Palazzo Berlaymont punta ora a trattare senza la spada di Damocle del 9 luglio, scadenza della moratoria per le sovrattasse reciproche, fatto salvo il ricorso preannunciato dalla Casa Bianca. I colloqui si concentrano su acciaio, alluminio e auto: i tre fronti sui quali i dazi di Trump restano validi e in vigore. Le proposte giunte finora da Washington sono state giudicate "unilaterali e irrealistiche".

Ma, con Sefcovic al timone e l'asse Roma-Berlino in pressing, la volontà di tenere aperto il dialogo è ferma. Lo scontro "sarebbe dannoso per entrambe le parti", ha rimarcato il cancelliere tedesco Friedrich Merz incalzato in patria dalle big dell'auto, invocando "meno dazi e più libero scambio". Parole a cui ha fatto eco il vicepremier Antonio Tajani da Milano, esprimendo la convinzione che alla fine "un accordo si troverà". Con l'ulteriore auspicio di "un grande mercato comune tra Ue, Stati Uniti, Canada e Messico". Sul tavolo europeo restano le pedine strategiche di energia (gnl in testa), armi, aviazione, semiconduttori e materie prime critiche. E anche la formula dei 'dazi zero' su industria e auto è ancora viva, sebbene sia vista ora come "un punto di partenza" e non più l'approdo finale. A non tramontare è tuttavia anche la rappresaglia pronta a scattare in caso di rottura: una lunga lista di controdazi sui simboli del made in Usa e l'opzione di colpire le Big Tech.

Accanto, si allarga la tela Ue degli accordi di libero scambio con il resto del mondo: "Paesi da ogni angolo del pianeta desiderano fare affari con noi perché siamo affidabili e rispettiamo regole condivise", ha rivendicato von der Leyen, evocando intese in cantiere dall'India al Canada, fino al Mecosur rilanciato dal presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, da San Paolo. Il tono americano, già nei giorni scorsi, era apparso più morbido e il confronto a Parigi sarà cruciale. Poi toccherà ai leader. "Oggi Henry Kissinger chiamerebbe von der Leyen per parlare con l'Europa", ha osservato Merz. Gli appuntamenti per non doversi neppure telefonare restano - a giugno - il G7 a Kananaskis e il vertice Nato a L'Aja.